Il lato scientifico del ciclone Dennis

Il ciclone extra-tropicale “Dennis” come caratteristiche nasce da un flusso oceanico ben disteso, e da un interazione con il vortice polare, che in questi mesi detiene velocità eccentriche elevatissime. Così il plume subtropicale risalendo – fino a portarsi nuovamente sull’Europa centro-settententrionale – alimenta in maniera isolata, quello che è diventato con un approfondimento di ben 50 hPa in sole 24 ore, tra i vortici ciclonici più profondi del Nordatlantico (920 hPa). 

Numeri che non dovrebbero stupire, se facciamo riferimento ai processi fisico atmosferici, che specie in questo periodo, contribuiscono alla formazione di queste figure bariche nell’emisfero settentrionale. Vi è recente letteratura scientifica in merito, che dimostra quanto si siano intensificati questi cicloni “invernali” negli ultimi decenni, producendo pressioni sempre più basse al livello del mare. Anche se non direttamente riconducibili ai cambiamenti climatici in atto, tuttavia queste depressioni tendono ad avere vita sempre più breve, dissipandosi rapidamente.

Durante la tempesta chiamata “La notte del grande vento” del 6 gennaio 1839, la pressione barometrica fu stimata a partire da un minimo di 918 hPa. Fu la peggiore tempesta a colpire l’Irlanda negli ultimi 300 anni. Si ritiene inoltre, che abbia il primato di una delle più basse mai registrate vicino alle isole irlandesi. Altre letture barometriche registrate nell’Oceano Atlantico sono avvenute negli anni ottanta e novanta del XX secolo; Il primo è stato il ciclone atlantico del 15 dicembre 1986, che si è approfondito a 916 hPa, e l’altro è stata la tempesta “Braer” del 10-11 gennaio 1993, che è ben documentata da Gulev et al. (2001).

Dalle osservazioni satellitari “Dennis” interagisce in modo eterogeneo con un’altra struttura depressionaria, che gravita nei pressi della circolazione primaria, imprimendo in modo significativo sull’accelerazione complessiva. Più conosciuto come l’effetto Fujiwhara (1921), si tratta di un fenomeno descritto in diverse revisioni scientifiche, che si verifica quando due vortici ciclonici orbitano a distanze ravvicinate, in questo caso meno di 1000 km l’uno dall’altro. Il sistema evolve solitamente in una fusione, oppure meno comunemente a causa di una maggior vorticità potenziale, in un cambio di direzione di uno o entrambi i cicloni.

http://oiswww.eumetsat.org/WEBOPS/iotm/iotm/19930111_storm/19930111_storm.html
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://www.sail.msk.ru/articles/1432483569.pdf&ved=2ahUKEwj5nZeoltbnAhXFyqQKHQLsCGQ4ChAWMAR6BAgBEAE&usg=AOvVaw3HVtLu9ipaTC05D5bQ08yz
https://rmets.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/qj.49704720010
https://rmets.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/qj.4970492060


Roberto Nanni Tecnico Meteorologo Certificato e divulgatore scientifico di AMPRO Associazione Meteo Professionisti
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